CAMERA OSCURA
Gianfrancesco Chinellato

La camera oscura, detta anche camera ottica o fotocamera stenopeica, è composta di una semplice scatola chiusa, con una piccola apertura (foro stenopeico) sul fronte e un piano di proiezione dell’immagine sul retro.
Di tale apparecchio vi sono ancora parecchi esemplari di antiquariato, sia nei pubblici musei sia presso gli studi di noti esperti collezionisti italiani e stranieri.
La luce si proietta sulla faccia opposta, all'interno dell’apparecchio, le immagini sono capovolte e rovesciate, come apparivano in alcune vecchie macchine fotografiche del passato. Se il foro è piccolo, più l'immagine è nitida e ben definita.
Il pregio di una camera oscura è che tutte le figure appaiono a fuoco, anche se distanziate l’una dall’altra. Il foro stenopeico appare come un obiettivo, ma privo di una sua lunghezza focale specifica.
Il foro lascia passare pochissima luce e si possono riprendere solo soggetti o oggetti immobili.
Nelle fotocamere attuali si presenta un foro ed è inserito un obiettivo corredato di dispositivi per il controllo dell'apertura e della messa a fuoco. Sul piano su cui si proietta l'immagine, è collocata la pellicola da impressionare o, nel caso di apparecchi digitali, esiste un sensore.
Chiaramente oggi si usa l’apparecchio fotografico digitale, ma c’è un ritorno anche della pellicola fotografica a uso degli appassionati e questo è molto importante; le nostre vecchie macchine fotografiche possono sempre funzionare.
La camera oscura fu descritta da Aristotele nel IV secolo a.C.
Nell'anno Mille, uno studioso arabo di nome Alhazen studiò con viva passione i raggi luminosi e creò uno studio sulla teoria della visione. I suoi preziosi studi sui raggi luminosi e sulla teoria della visione furono tradotti da Vitellione un monaco, nell'opera “Opticae thesaurus Alhazeni arabis”.
Il grande Leonardo da Vinci descrisse nell’anno 1515, nel suo “Codice Atlantico”, un’opera importantissima per gli studi scientifici, un procedimento in grado di disegnare edifici e paesaggi dal vero; esso consisteva nel creare una camera oscura, dove era praticato un unico foro su una parete, sul quale era posta una particolare lente regolabile (come verificò Gerolamo Cardano, un grande personaggio d’altri tempi molto apprezzato in Europa e nel mondo. Come si può notare iniziò in quel tempo l’uso delle lenti (che poi nel tempo diventeranno dei veri e propri obiettivi da ripresa).
Sulla parete opposta era in grado di proiettare un'immagine fedele e capovolta del paesaggio esterno, che poteva essere copiata su un foglio di carta "velo" appeso, ottenendo così un risultato di particolare precisione.
Con la camera oscura il grande scienziato Leonardo voleva dimostrare che le immagini avevano una natura puntiforme, si che si propagavano in modo rettilineo, erano invertite per mezzo dell’apertura stenopeica, consentendo così di ipotizzare che anche all'interno del nostro occhio umano vi fosse un analogo capovolgimento dell'immagine.
Daniele Matteo Alvise Barbaro, veneziano (Venezia, 8 febbraio 1514 – Venezia 13 aprile 1570) era un patriarca cattolico, umanista, studioso di filosofia, matematica e ottica. Il Barbaro era figlio di Francesco di Daniele Barbaro ed Elena Pisani, figlia del banchiere Alvise Pisani e Cecilia Giustinian.
Il patrizio Barbaro era noto per aver tradotto e commentato il trattato “De architectura” di Marco Vitruvio Pollione e per il trattato nella sua opera del 1568 “La Pratica della prospettiva”, descrisse una camera “obscura” con lente che permetteva lo studio della prospettiva.
Daniele Barbaro aveva studiato filosofia, matematica e ottica all’Università di Padova.
Nella famiglia Barbaro, notissima a Venezia, appartenevano personaggi importanti della chiesa, studiosi e letterati d’alto ingegno, uno di questi era Ermolao Barbaro (Venezia 1410-Venezia 1471) dotto studioso di letteratura, umanista e vescovo cattolico a Verona.
Anche nel nostro tempo, Gianfrancesco Chinellato desidera ricordare la figura del defunto Federico Barbaro di Venezia, animo poetico e amico, il quale tanto amava la Sua città, Venezia, dove aveva vissuto da ragazzo. Egli componeva liriche, semplici e sincere. Stampò alcuni libri interessanti.
Le camere “obscure” nel Settecento furono largamente utilizzate dai pittori veneziani ed europei come Antonio Canal detto il Canaletto, il quale fu uno di questi artisti che utilizzò la camera ottica. Gianfrancesco Costa, veneziano, incisore e pittore architetto si serviva per il suo lavoro di architetto, pittore e incisore di una camera ottica con cavalletto, vedi “Delicie del Brenta” in una sua stampa, dove egli appare mentre riprende il paesaggio con l’ausilio dello strumento ottico.
La camera oscura era ancora usata nel 1700 da molti pittori italiani e stranieri. La camera oscura originale, usata da Canaletto, si trova presso il Museo Correr di Venezia.

Grazie a questo strumento, tali artisti erano in grado di acquisire una particolare precisione fotografica fissando i paesaggi che ancora li rendono celebri nel mondo.
Questi studi sugli apparecchi ottici dell’epoca furono alla base dello sviluppo della lanterna magica, spettacolo di proiezioni antenato del cinematografo fin dall'inizio, infatti, era previsto di poter eventualmente usare la camera oscura a scopo di lanterna magica sia come un proiettore per proiettare le diapositive che si usavano anni addietro nel Novecento.
Con l’abbandono della stampa analogica, ora tutto si è trasformato tramite ila stampa di tipo digitale, ma le basi della fotografia non potranno essere mai cambiate. Una volta gli apparati fotografici indicavano Asa, Iso, e ora vi sono i Pixel, ma il valore dell’arte fotografica non tramonta.
La creatività è data dalla vera passione dell’artista che è in grado di realizzare le sue opere particolarmente riuscite, con qualsiasi macchina fotografica, tramite i cellulari dell’ultima generazione, precisi al massimo e fedeli nei colori, salvo la creazione e l’uso di strumenti e obiettivi particolari, allo scopo di realizzare opere di un certo tipo (che non potrebbero essere nate senza l’ausilio di tali strumenti) anche particolarmente costosi e professionali.
Anche i dagherrotipi rimangono ancora nei musei di fotografia e presso qualche esperto collezionista italiano o straniero.
Si spera, comunque, che i giovani riescano a far stampare anche le loro immagini migliori, scattate tramite i cellulari tradizionali e non, le macchine fotografiche digitali particolarmente costose e altro, in modo di esporre le loro opere al pubblico e ottenere un buon successo.
Ci si augura ancora che i giovani studenti, gli appassionati di fotografia (con la loro sensibilità e tramite lo studio della fotografia) siano in grado di recepire il consiglio degli esperti di fotografia, in modo tale di poter trasmettere la passione per la fotografia e la cinematografica, riprendendo delle scene tramite gli apparecchi digitali e non.
Chi ama scattare le foto creative e personali può usare benissimo anche la macchina fotografica digitale. Dopo la scomparsa della pellicola, molti si sono “bloccati” e non amano più operare con le loro macchine fotografiche come nel passato (non essendo convinti del digitale e non potendo più sviluppare i loro rullini stampando le loro foto), ricordiamo, comunque, che prima delle reflex esistevano altri tipi di macchine fotografiche e successivamente i veri appassionati di fotografia hanno dovuto aggiornarsi con nuove tecniche di ripresa e di stampa. Ci auguriamo che essi siano in grado di ritornare ad operare fattivamente, anche a scopo puramente amatoriale, per riprendere fiducia in loro stessi, continuando nella loro arte. Sono ritornate comunque anche le pellicole, come una volta, e chi desidera è in grado di stampare le proprie foto, come una volta, chiaramente bi costi di sviluppo e stampa sono aumentati.
Lo studio delle discipline fotografiche nella scuola, nelle università, accademie d’arte, in genere, nei licei classici e scientifici e d’arte dovrebbe essere in grado di stimolare le persone colte, gli studenti appassionati di foto e di video, a realizzare, con “viva e vera passione”, le loro immagini fotografiche e i loro video; chiaramente il discorso riguarda gli appassionati di quest'arte, ma anche potrebbe essere uno stimolo per i neofiti della materia.
Tali opere d'arte dovranno, poi, essere stampate con particolare cura, su carta fotografica, in modo di poterle diffondere, oltre che tramite internet, in genere e nei siti per i giovani, creando così una nuova visione della fotografia, appagante e coinvolgente nella nostra società, come operarono e stanno operando in questo periodo i “grandi maestri” della fotografia. Ci sono molte associazioni di fotografia che diffondono, organizzano corsi fotografici per chi è particolarmente interessato alla materia.
Gli artisti fotografi, alla pari dei pittori e degli scultori, dei grafici sono in un certo senso degli “animi eletti” della nostra umanità. Essi ci conducono e ci stimolano al senso bellezza e alla sensibilità, anche poetica, misteriosa.
L’immagine si riverbera nello spazio e si fonde nell’infinito, penetra quindi, nel nostro subconscio tramite la visione e la percezione ricettiva delle immagini, ricreandoci così lo spirito.
Per molti giovani talenti, operare nel settore fotografico di vario genere, potrebbe diventare anche una vera professione e non solo; un modo di esprimersi in maniera semplice e ludica, come nel mio caso.